Racconti Erotici > Gay & Bisex > Taxi Driver
Gay & Bisex

Taxi Driver


di Sgolla
19.09.2024    |    1.996    |    2 8.0
"Uno strano brivido corse lungo la schiena, un mix di stupore e curiosità, e ovviamente eccitazione, in pratica il mio cervello non capiva se stesse..."
Era una notte calda e umida in città, talmente calda che sembrava che anche le strade stessero sudando. Stavo tornando a casa dopo una giornata interminabile di lavoro, ed un ancor più interminabile aperitivo con i colleghi, ero praticamente stremato e con la mente leggermente persa nell'alcol. Il taxi che avevo chiamato per portarmi a casa, arrivò in breve tempo.
“Buonasera, dove posso portarti?”. La voce del tassista era burbera, ma non ostile. Indicai la mia destinazione sprofondando nel sedile posteriore.
Lui annuì e si immise nel traffico notturno. La radio trasmetteva un brano ovattato, qualcosa degli anni '80 che non riuscivo a riconoscere. L'autista mi guardava attraverso lo specchietto retrovisore, e ogni tanto mi sembrava che i suoi occhi indugiassero per un attimi troppo lunghi prima di tornare sulla strada.
Mentre viaggiavamo, le luci della città si confondevano in strisce di colore fuori dal finestrino. I sedili erano appiccicosi per il calore di una lunga giornata di lavoro e l'auto emanava un leggero odore di sigarette e dopobarba economico. Provai un misto di impazienza e timore mentre ci avvicinavamo alla strada dove abitavo, con gli edifici che diventavano sempre più familiari.

Guidando, la mano dell'autista scivolò verso il suo inguine e i miei occhi istintivamente seguirono quel movimento. Tornò a guardarmi dallo specchietto, questa volta con un sorriso, che ricambiai con un pizzico di imbarazzo. Lui si slacciò la cintura di sicurezza per riuscire a sporgersi dietro verso di me, per darmi un'altra occhiata più attenta. Nel frattempo io mi resi conto che il mio sguardo rimaneva fisso sul movimento della sua mano, e sul bozzo che stava accarezzando. Tornò a guardare la strada, e battendo con la mano il sedile vuoto accanto a lui mi fece capire che voleva che cambiassi di posto. Uno strano brivido corse lungo la schiena, un mix di stupore e curiosità, e ovviamente eccitazione, in pratica il mio cervello non capiva se stesse succedendo davvero.
Scivolai agilmente raggiungendo il posto accanto a lui, un posto in prima fila per lo spettacolo che mi aveva incantato. Continuando a guidare, la sua mano trovò la mia e la guidò verso il suo rigonfiamento. “Ti piace?”, mi chiese, la sua voce aveva un tono basso e profondo. Balbettai una risposta positiva, notando che la mia voce invece era appena udibile al di sopra delle vibrazioni del motore.
La sua mano lasciò la mia e si infilò nei pantaloni, tirando fuori la sua erezione. Era un bel cazzo massiccio, con una vena che pulsava lateralmente. Cominciò ad accarezzarlo, senza mai togliere gli occhi dalla strada. “Allora, dimmi... qual è il tuo nome?”.
Fui capace farfugliando di dirgli il mio nome, mentre il mio sguardo si alternava tra il suo cazzo, da cui ero ipnotizzato, e il paesaggio fuori dal finestrino, nel tentativo di salvare un briciolo di dignità.
Il sorriso dell'autista si allargò. “Bene caro, sappi che nel mio taxi le puttane viaggiano gratis”, disse con malizia, “Ora fammi vedere cosa sai fare con quella tua bocca”.

Confuso ed eccitato, mi chinai e presi il suo cazzo in bocca. Era caldo e salato, con un forte odore maschile che riempiva le mie narici, e sentivo il sangue pompare per aumentare la sua erezione.
Lui emise un verso eccitato di approvazione e la sua mano si spostò sulla mia nuca, guidandomi nel ritmo che voleva. L'auto sbandò leggermente, ma fu rapido a riprendere il controllo della situazione e con una specie di grugnito mi fece capire di non preoccuparmi e soprattutto di non fermarmi.
L'interno del taxi divenne una specie di bozzolo e il mondo mi sembrava ovattato e distante. Le uniche cose che sapevo esistere davvero, erano il profumo inebriante della sua virilità, la sensazione del suo cazzo sulla mia lingua e il rombo del motore sotto di noi. Anche le mani dell'autista erano molto reali, la sua presa che si stringeva continuando a spingersi nella mia bocca, a tempo con i movimenti dell'auto.

Nel frattempo sentivo che anche il mio cazzo diventava duro nei pantaloni, teso e intrappolato nel tessuto mentre continuavo a succhiare. L'autista non sembrava interessato a questo tipo di reazioni, e questa sua indifferenza mi faceva intuire che non fossi autorizzato a liberarlo, che dovessi dedicarmi solo al suo piacere. Quando svoltammo nella mia strada, l'autista mi trattenne verso il basso spingendo il suo cazzo a fondo nella mia gola, provocandomi un leggero conato di vomito, ma anche se avevo gli occhi mi lacrimavano, ma non mi fermai. Fu invece l'auto che si fermò, spense il motore rimanendo parcheggiati a pochi metri da casa mia. I fari dei veicoli che passavano illuminavano come dei flash la scena, rivelando brevemente quello che stava succedendo.
La sua mano si spostò dalla nuca al mento, sollevandolo leggermente in modo da poter osservare il mio viso. “Guardami”, ordinò, e io mi adeguai, lo fissai con gli occhi ancora umidi per essermi quasi soffocato.
Gli unici rumori che sentivo erano il suo respiro pesante e i suoni umidi della mia bocca sul suo cazzo, che pulsava e si contraeva facendomi capire che l'orgasmo stava per arrivare. Il mio stesso cazzo era sempre dolorosamente duro, intrappolato e implorante di essere liberato.

All'improvviso, l'autista si staccò dalla mia bocca, lasciandomi ansimante e sbavante. Si appoggiò al sedile, il suo cazzo era duro, lucido e vigoroso.

“No, no”, disse, con un luccichio malizioso negli occhi. “Non ancora, non così”.

Aprì la portiera dell'auto e scese sul marciapiede, così senza coprirsi, con la sua erezione che ondeggiava libera nella notte. La strada in quel momento era stranamente silenziosa, l'unico suono era il televisore di qualche vicino con il volume eccessivamente alto e l'abbaiare occasionale di un cane. L'autista nel frattempo aveva fatto il giro dell'auto, aprì il mio sportello e iniziò a masturbarsi energicamente, potevo vedere i muscoli del braccio che si tendevano a ogni movimento, mentre con l'altra mano si allungò e mi afferrò la spalla, con una presa ferma e possessiva.
Il mio cuore iniziò a martellare, l'idea che stesse per venire su di me e che i miei vicini potessero vederlo, mi terrorizzava e mi eccitava al tempo stesso. Sentivo tanti occhi nell'oscurità su di me, avvertivo il giudizio silenzioso di osservatori invisibili. Ma guardando il suo volto che era una maschera di concentrazione e di lussuria, decisi di concentrarmi solo sul suo bisogno brutale e animalesco.

Il corpo dell'autista si tese e lui emise un profondo grugnito. Lo sperma caldo e appiccicoso iniziò a schizzare, colpendomi in faccia. Era una sensazione forte, umiliante ed esaltante al tempo stesso. Era un segno della sua conquista, e provai uno strano senso di sottomissione mentre sentivo lo sperma colarmi sulle guance e sul mento.
L'autista si appoggiò al tettuccio, ridacchiando tra sé e sé mentre rimetteva il cazzo ormai spompato nei pantaloni. Si pulì la mano sulla mia spalla prima di rivolgersi a me con un occhiolino. “Grazie, bello”, disse, con la voce ancora densa di desiderio. “Ora credo che dovresti tornare a casa, a meno che non hai voglia di offrire un altro spettacolo gratuito ai vicini”. Già, i vicini. Sicuramente ci sarà qualcuno che si è guardato tutta la scena da dietro la finestra, aspettando di vedere a chi appartiene faccia imbrattata di sperma che sta per scendere.
Sentivo che stavo arrossendo per l'imbarazzo, ma non potevo negare il brivido che mi attraversava, così feci un respiro profondo e scesi dal taxi. Attraversai il viale con le gambe che mi tremavano ed il cuore che mi batteva forte, mentre guardavo i suoi fari allontanarsi, realizzai di non aver fatto nulla per ripulirmi: ancora una volta avevo obbedito al suo volere senza che avessi ricevuto un ordine preciso.

Una volta a casa, la prima cosa che dovevo fare assolutamente era guardarmi allo specchio. Il riflesso che mi fissava era un disastro: avevo lo sguardo spiritato e il mio viso era tutto imbrattato dal suo sperma, che aveva un odore forte ed inconfondibile e si mescolava ad una leggera nota di sudore che avevo addosso. Mi portai una mano sul viso, potevo sentire sotto le mie dita che era umido e appiccicoso, feci scorrere l'indice sul labbro superiore verso la mia bocca e subito il suo sapore mi rimase sulla lingua, non riuscii a decidere se sputarlo o ingoiarlo.
Afferrai il cellulare e scattai alcuni selfie. La vista del mio viso, macchiato dal suo sperma, era stranamente affascinante, era una testimonianza visiva della mia completa sottomissione, un promemoria del fatto che ero stato nient'altro che un oggetto per il suo piacere, un marchio del mio status di puttana, usata e gettata sul ciglio della strada, e volevo che queste memorie rimanessero per sempre.
La mia mano intanto si spostava verso la mia erezione, che implorava ancora e sempre di più di essere liberata. Cominciai ad accarezzarmi, con gli occhi fissi sulla mia immagine allo specchio, su quelle scie bianche e trasparenti che segnavano la mia pelle, provando un mix di repulsione e desiderio. La mia mano cercava avidamente il mio cazzo, per liberarlo e dare sfogo all'eccitazione.

Iniziando a segarmi, il ricordo del potente orgasmo dell'autista che mi investiva diventava sempre più chiaro, facendomi provare un perverso senso di potenza sapendo di esserne stato la causa. La sensazione di avere qualcosa di sporco e appiccicoso sulla mia pelle che apparteneva ad un altro uomo, alimentava la mia eccitazione, e con il respiro sempre più affannoso i miei movimenti diventavano sempre più veloci, con lo specchio rifletteva la lussuria nei miei occhi sentivo crescere l'orgasmo e le dita dei piedi arricciarsi nell'attesa. Le parole dell'autista riecheggiavano nella mia testa: “le puttane viaggiano gratis”. Non ero altro che una puttana, e la consapevolezza mi fece provare un brivido intenso quasi quanto l'imminente orgasmo.

Sborrai con un grido strozzato, il mio cazzo spruzzò abbondante sperma caldo sullo specchio, mentre l'intensità del mio orgasmo mi fece tremare le ginocchia. Osservai lo specchio coperto dai miei schizzi densi e la mia immagine riflessa. Feci un respiro profondo e allontanai la mano dal mio cazzo, guardando le ultime gocce cadere sul pavimento. Il riflesso che mi fissava era quello di una puttana usata e disperata, proprio come mi aveva definito l'autista. La sensazione era travolgente, un misto di disgusto e soddisfazione e non potei fare a meno di provare un perverso senso di orgoglio.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.0
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Taxi Driver:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni